10/01/08

Speciale: " Reliquie, venderle è sacrilegio"



L' intervista rilasciata a Totus tuus da monsignor Marco Frisina, direttore dell' Ufficio Liturgico del Vicariato di Roma, di Aleksandra Zapotoczny
Le ossa più preziose dei gioielli e più costose dell’oro. Gli antichi cristiani affermavano che la devozione dei santi martiri e delle loro reliquie sono la manifestazione di venerazione verso Gesù stesso. Il culto delle reliquie risale ai tempi dei primi cristiani e la croce di Gesù è proprio una delle prime reliquie. Per intercessione dei nostri santi ci rivolgiamo al nostro Dio e per essere più vicini a loro visitiamo i luoghi dove hanno vissuto, cerchiamo i loro ricordi e loro impronte.


Mentre il processo di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II prosegue, desideriamo avere almeno un suo ricordo per sentirci ancora più vicino a Lui. Ogni ricordo possiamo venerarlo per ora in modo privato, nel silenzio dei nostri cuori, fino al giorno in cui la Chiesa lo proclamerà Santo. Monsignor Marco Frisina, direttore dell’Ufficio liturgico del Vicariato di Roma, ci spiega alcune cose necessarie per poter comprendere meglio il mistero delle reliquie.

Che cos’è la reliquia e cosa rappresenta nella Chiesa cattolica?
La parola reliquia ha origine dal latino reliquiae, resti. È una memoria fisica, la testimonianza viva di un santo o di un beato. Nella Chiesa ha sempre avuto un valore grande, perché ci riporta alla concretezza storica come un resto, una presenza del passaggio storico di questo santo. Un altro valore la reliquia ce l’ha per il rapporto fisico che il santo ha avuto con l’Eucaristia, con il Signore Dio, un rapporto anche sacrale. Il valore del corpo di un battezzato, per unione di grazia, è un corpo-tempio dello Spirito Santo. Ma quello di un santo lo è ancora di più, perché ha vissuto nella sua carne questa santità, comunione di grazia con Dio, e il suo corpo è stato abitato dalla stessa grazia in maniera solenne. La reliquia permette di mantenerci quasi in contatto con questo corpo. Nella storia le reliquie hanno avuto un ruolo importante anche nel combattimento contro lo spirito del male, perché la reliquia non è amata dal diavolo, essendo una realtà fisica che ha un rapporto speciale con la grazia.

Ci sono due classi di reliquie…
La prima classe è costituita dal corpo; la seconda invece dagli indumenti o dagli oggetti che sono stati in contatto con il corpo di un santo, vivo o morto. Gli oggetti che sono stati a contatto con la tomba hanno invece un valore simbolico, affettivo, e vengono chiamati “ricordi”. Il gesto di strofinare l’oggetto che usiamo tutti i giorni, per esempio il rosario sulla tomba, ha soltanto valore devozionale.

Quando possiamo cominciare a venerare il beato o il santo?
La venerazione comincia durante il rito di beatificazione: le reliquie vengono portate solennemente sull’altare e la Chiesa solo da questo momento permette la venerazione delle reliquie del santo in modo pubblico. Nel corso del processo di beatificazione e canonizzazione non è permesso di venerare il Servo di Dio in questo modo. Nel caso di Giovanni Paolo II, che tutti abbiamo venerato da vivo per l’affetto che avevamo per lui e per la sua santità di vita, il santino ex indumentis - pezzetto della sua tonaca - per ora lo possiamo usare in modo privato, come ricordo di una persona cara. Bisogna essere sempre prudenti e avere molta pazienza obbedendo alla Chiesa, aspettando che sia la Chiesa stessa a proclamarlo santo, e questo porterà molta gioia umana e spirituale.

Chi può avere le reliquie?
La reliquia della prima classe può essere data chiaramente solo per culto pubblico, quindi per una chiesa, per un oratorio, un seminario. Sempre sono state poste sotto l’altare delle chiese perché proprio l’altare dove si celebra l’Eucaristia porti nel suo fondamento la memoria viva di coloro che sono stati uniti al sacrificio del Cristo con la loro vita. Non si possono assolutamente vendere o comprare le reliquie (di nessun genere) perché sono una cosa sacra, non hanno prezzo. Il problema della vendita di reliquie è molto diffuso su internet e mi permetto di dire che questo è un sacrilegio. Ovviamente le reliquie sono vere quando sono controfirmate dal vescovo.

Quali sono le più antiche reliquie nella storia della Chiesa?
Le reliquie portate da Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino I dalla Terra Santa, sono i chiodi della Croce, la scala del palazzo di Pilato o la reliquia della Croce di Gesù, che si trova a Roma nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Sono le reliquie che la tradizione venera da 1700 anni e ovviamente hanno molto valore per noi, per la nostra preghiera perché ci riportano direttamente all’epoca del Signore. Anche la Sindone di Torino è una reliquia insigne, impressionante per il suo valore. A Manoppello il velo della Veronica fa parte invece delle reliquie che hanno grande probabilità di verità sulle quali però non possiamo esprimerci con certezza.

Spesso la gente, richiamata dalla curiosità o per la devozione popolare, visita un santuario solo per vedere la testa di Santa Caterina o la gola di Sant’Antonio. La devozione delle reliquie non disturba la viva presenza di Cristo nel Tabernacolo?
Sempre dobbiamo mantenere la gerarchia: il primo posto lo occupa l’Eucaristia; poi abbiamo la Parola di Dio e infine le reliquie, comprese le immagini sacre, ricordando che le immagini sono funzionali alla preghiera. È importantissimo ricondurre alla giusta devozione per la reliquia, perché è facile cadere nella superstizione. La reliquia non è un amuleto. Allora: vado in chiesa, prima mi inginocchio davanti all’Eucaristia poi, magari, vado a venerare il santo, perché sento la sua protezione. Il santo prega per noi e noi possiamo pregare per il santo che a sua volta intervenga presso il Signore, fine ultimo della nostra preghiera. Quando bacio la reliquia di un santo è come se baciassi la Misericordia di Dio che si è realizzata in questo santo. Quando prego davanti al corpo di un santo, ringrazio Dio che ha sostenuto questa persona nel cammino verso la santità. Dobbiamo sempre ricordare che attraverso il santo adoriamo Dio, come ci ha insegnato durante tutto il suo straordinario pontificato il Servo di Dio Giovanni Paolo II.

29 novembre 2006

1 commento:

Anonimo ha detto...

L'importante è che i santi vengano considerato un esempio da seguire e non vengano ridotti a dei minori che anche i nostri antenati romani adoravano... purtroppo penso che molto spesso rappresentino questo per molte persone e che la reliquia sia proprio un talismano che protegga dalle sventure.. come del resto anche solo il fatto di andare in chiesa sia unicamente per un "obbligo" e non per un cercare di avvicinarsi a Dio e rivivere ogni settimana il suo sacrificio e rigraziarlo per ogni cosa che ha fatto e fa per noi..

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