29/09/11

XXV Congresso Eucaristico Nazionale Ancona


SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE fino al momento in cui è pronunciato

confronta con testo pronunciato ANCONA - Cantiere Navale - 11.09.2011

Concelebrazione Eucaristica a Chiusura del XXV Congresso Eucaristico Nazionale

Omelia del Santo Padre (Testo originale)

Carissimi fratelli e sorelle!

Sei anni fa, il primo viaggio apostolico in Italia del mio pontificato mi condusse a Bari, per il 24° Congresso Eucaristico Nazionale. Oggi sono venuto a concludere solennemente il 25°, qui ad Ancona. Ringrazio il Signore per questi intensi momenti ecclesiali che rafforzano il nostro amore all’Eucaristia e ci vedono uniti attorno all’Eucaristia! Bari e Ancona, due città affacciate sul mare Adriatico; due città ricche di storia e di vita cristiana; due città aperte all’Oriente, alla sua cultura e alla sua spiritualità; due città che i temi dei Congressi Eucaristici hanno contribuito ad avvicinare: a Bari abbiamo fatto memoria di come “senza la Domenica non possiamo vivere”; oggi il nostro ritrovarci è all’insegna dell’“Eucaristia per la vita quotidiana”. Prima di offrivi qualche pensiero, vorrei ringraziarvi per questa vostra corale partecipazione: in voi abbraccio spiritualmente tutta la Chiesa che è in Italia. Rivolgo un saluto riconoscente al Presidente della Conferenza Episcopale, Cardinale Angelo Bagnasco, per le cordiali parole che mi ha rivolto anche a nome di tutti voi; al mio Legato a questo Congresso, Cardinale Giovanni Battista Re; all’Arcivescovo di Ancona-Osimo, Mons. Edoardo Menichelli, ai Vescovi della Metropolìa, delle Marche e a quelli convenuti numerosi da ogni parte del Paese. Insieme con loro, saluto i sacerdoti, i diaconi, i consacrati e le consacrate, e i fedeli laici, fra i quali vedo molte famiglie e molti giovani. La mia gratitudine va anche alle Autorità civili e militari e a quanti, a vario titolo, hanno contribuito al buon esito di questo evento. “Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?” (Gv 6,60). Davanti al discorso di Gesù sul pane della vita, nella Sinagoga di Cafarnao, la reazione dei discepoli, molti dei quali abbandonarono Gesù, non è molto lontana dalle nostre resistenze davanti al dono totale che Egli fa di se stesso. Perché accogliere veramente questo dono vuol dire perdere se stessi, lasciarsi coinvolgere e trasformare, fino a vivere di Lui, come ci ha ricordato l’apostolo Paolo nella seconda Lettura: “Se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore” (Rm 14,8). “Questa parola è dura!”; è dura perché spesso confondiamo la libertà con l’assenza di vincoli, con la convinzione di poter fare da soli, senza Dio, visto come un limite alla libertà. E’ questa un’illusione che non tarda a volgersi in delusione, generando inquietudine e paura e portando, paradossalmente, a rimpiangere le catene del passato: “Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto…” – dicevano gli ebrei nel deserto (Es 16,3), come abbiamo ascoltato. In realtà, solo nell’apertura a Dio, nell’accoglienza del suo dono, diventiamo veramente liberi, liberi dalla schiavitù del peccato che sfigura il volto dell’uomo e capaci di servire al vero bene dei fratelli. “Questa parola è dura!”; è dura perché l’uomo cade spesso nell’illusione di poter “trasformare le pietre in pane”. Dopo aver messo da parte Dio, o averlo tollerato come una scelta privata che non deve interferire con la vita pubblica, certe ideologie hanno puntato a organizzare la società con la forza del potere e dell’economia. La storia ci dimostra, drammaticamente, come l’obiettivo di assicurare a tutti sviluppo, benessere materiale e pace prescindendo da Dio e dalla sua rivelazione si sia risolto in un dare agli uomini pietre al posto del pane. Il pane, cari fratelli e sorelle, è “frutto del lavoro dell’uomo”, e in questa verità è racchiusa tutta la responsabilità affidata alle nostre mani e alla nostra ingegnosità; ma il pane è anche, e prima ancora, “frutto della terra”, che riceve dall’alto sole e pioggia: è dono da chiedere, che ci toglie ogni superbia e ci fa invocare con la fiducia degli umili: “Padre (…), dacci oggi il nostro pane quotidiano” (Mt 6,11). L’uomo è incapace di darsi la vita da se stesso, egli si comprende solo a partire da Dio: è la relazione con Lui a dare consistenza alla nostra umanità e a rendere buona e giusta la nostra vita. Nel Padre nostro chiediamo che sia santificato il Suo nome, che venga il Suo regno, che si compia la Sua volontà. E’ anzitutto il primato di Dio che dobbiamo recuperare nel nostro mondo e nella nostra vita, perché è questo primato a permetterci di ritrovare la verità di ciò che siamo, ed è nel conoscere e seguire la volontà di Dio che troviamo il nostro vero bene. Dare tempo e spazio a Dio, perché sia il centro vitale della nostra esistenza.

Da dove partire, come dalla sorgente, per recuperare e riaffermare il primato di Dio? Dall’Eucaristia: qui Dio si fa così vicino da farsi nostro cibo, qui Egli si fa forza nel cammino spesso difficile, qui si fa presenza amica che trasforma. Già la Legge data per mezzo di Mosè veniva considerata come “pane del cielo”, grazie al quale Israele divenne il popolo di Dio, ma in Gesù la parola ultima e definitiva di Dio si fa carne, ci viene incontro come Persona. Egli, Parola eterna, è la vera manna, è il pane della vita (cfr Gv 6,32-35) e compiere le opere di Dio è credere in Lui (cfr Gv 6,28-29). Nell’Ultima Cena Gesù riassume tutta la sua esistenza in un gesto che si inscrive nella grande benedizione pasquale a Dio, gesto che Egli vive da Figlio come rendimento di grazie al Padre per il suo immenso amore. Gesù spezza il pane e lo condivide, ma con una profondità nuova, perché Egli dona se stesso. Prende il calice e lo condivide perché tutti ne possano bere, ma con questo gesto Egli dona la “nuova alleanza nel suo sangue”, dona se stesso. Gesù anticipa l’atto di amore supremo, in obbedienza alla volontà del Padre: il sacrificio della Croce. La vita gli sarà tolta sulla Croce, ma già ora Egli la offre da se stesso. Così la morte di Cristo non è ridotta ad un’esecuzione violenta, ma è trasformata da Lui in un libero atto d’amore, di autodonazione, che attraversa vittoriosamente la stessa morte e ribadisce la bontà della creazione uscita dalle mani di Dio, umiliata dal peccato e finalmente redenta. Questo immenso dono è a noi accessibile nel Sacramento dell’Eucaristia: Dio si dona a noi, per aprire la nostra esistenza a Lui, per coinvolgerla nel mistero di amore della Croce, per renderla partecipe del mistero eterno da cui proveniamo e per anticipare la nuova condizione della vita piena in Dio, in attesa della quale viviamo. Ma che cosa comporta per la nostra vita quotidiana questo partire dall’Eucaristia per riaffermare il primato di Dio? La comunione eucaristica, cari amici, ci strappa dal nostro individualismo, ci comunica lo spirito del Cristo morto e risorto, ci conforma a Lui; ci unisce intimamente ai fratelli in quel mistero di comunione che è la Chiesa, dove l’unico Pane fa dei molti un solo corpo (cfr 1 Cor 10,17), realizzando la preghiera della comunità cristiana delle origini riportata nel libro della Didaché: “Come questo pane spezzato era sparso sui colli e raccolto divenne una cosa sola, così la tua Chiesa dai confini della terra venga radunata nel tuo Regno” (IX, 4). L’Eucaristia sostiene e trasforma l’intera vita quotidiana. Come ricordavo nella mia prima Enciclica, “nella comunione eucaristica è contenuto l’essere amati e l’amare a propria volta gli altri”, per cui “un’Eucaristia che non si traduca in amore concretamente praticato è in se stessa frammentata” (Deus caritas est, 14). La bimillenaria storia della Chiesa è costellata di santi e sante, la cui esistenza è segno eloquente di come proprio dalla comunione con il Signore, dall’Eucaristia nasca una nuova e intensa assunzione di responsabilità a tutti i livelli della vita comunitaria, nasca quindi uno sviluppo sociale positivo, che ha al centro la persona, specie quella povera, malata o disagiata. Nutrirsi di Cristo è la via per non restare estranei o indifferenti alle sorti dei fratelli, ma entrare nella stessa logica di amore e di dono del sacrificio della Croce; chi sa inginocchiarsi davanti all’Eucaristia, chi riceve il corpo del Signore non può non essere attento, nella trama ordinaria dei giorni, alle situazioni indegne dell’uomo, e sa piegarsi in prima persona sul bisognoso, sa spezzare il proprio pane con l’affamato, condividere l’acqua con l’assetato, rivestire chi è nudo, visitare l’ammalato e il carcerato (cfr Mt 25,34-36). In ogni persona saprà vedere quello stesso Signore che non ha esitato a dare tutto se stesso per noi e per la nostra salvezza. Una spiritualità eucaristica, allora, è vero antidoto all’individualismo e all’egoismo che spesso caratterizzano la vita quotidiana, porta alla riscoperta della gratuità, della centralità delle relazioni, a partire dalla famiglia, con particolare attenzione a lenire le ferite di quelle disgregate. Una spiritualità eucaristica è anima di una comunità ecclesiale che supera divisioni e contrapposizioni e valorizza le diversità di carismi e ministeri ponendoli a servizio dell’unità della Chiesa, della sua vitalità e della sua missione. Una spiritualità eucaristica è via per restituire dignità ai giorni dell’uomo e quindi al suo lavoro, nella ricerca della sua conciliazione con i tempi della festa e della famiglia e nell’impegno a superare l’incertezza del precariato e il problema della disoccupazione. Una spiritualità eucaristica ci aiuterà anche ad accostare le diverse forme di fragilità umana consapevoli che esse non offuscano il valore della persona, ma richiedono prossimità, accoglienza e aiuto. Dal Pane della vita trarrà vigore una rinnovata capacità educativa, attenta a testimoniare i valori fondamentali dell’esistenza, del sapere, del patrimonio spirituale e culturale; la sua vitalità ci farà abitare la città degli uomini con la disponibilità a spenderci nell’orizzonte del bene comune per la costruzione di una società più equa e fraterna. Cari amici, ripartiamo da questa terra marchigiana con la forza dell’Eucaristia in una costante osmosi tra il mistero che celebriamo e gli ambiti del nostro quotidiano. Non c’è nulla di autenticamente umano che non trovi nell’Eucaristia la forma adeguata per essere vissuto in pienezza: la vita quotidiana diventi dunque luogo del culto spirituale, per vivere in tutte le circostanze il primato di Dio, all’interno del rapporto con Cristo e come offerta al Padre (cfr Esort. ap. postsin. Sacramentum caritatis, 71). Sì, “non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4): noi viviamo dell’obbedienza a questa parola, che è pane vivo, fino a consegnarci, come Pietro, con l’intelligenza dell’amore: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (Gv 6,68-69). Come la Vergine Maria, diventiamo anche noi “grembo” disponibile ad offrire Gesù all’uomo del nostro tempo, risvegliando il desiderio profondo di quella salvezza che viene soltanto da Lui. Buon cammino, con Cristo Pane di vita, a tutta la Chiesa che è in Italia!

24/09/11

Agape spirituale e fraterna a Cascia e Tolentino!!!!








A DEO GRACIAS!!!!!! in primis, poi uno particolare a P. Giuseppe che ci ha preparato questi giorni a Cascia in un'atmosfera di rilassamento e...rinvigoramento eccezionale!!! Anche il tempo è stato clemente, infatti siamo arrivato con acquazzone e grandine....ma all'indomani ci ha svegliato un sole stupendo!!!
E che dire delle ore passate ad ascoltare p. Ludovico Centra che ci ha proposto i primi 3 Comandamenti in modo inusuale ...ma molto coinvolgente, da lasciare in tutti noi un vero desiderio di saper sempre più approfondire ciò che si legge nella Sacra Scrittura, per noi stessi e per poterlo poi trasmettere agli altri, e testimoniare così la nostra Vera Cristianità!!!
La Santa Messa comunitaria....le lodi... i vespri...il rosario...le visite al santuario...l'ora di Adorazione con le suore che cantano come angeli...tutto ha contribuito a fare di questi giorni un ricordo bellissimo con il desiderio di ritornarci il prossimo anno...a Dio piacendo!!! Un grazie pure a p. Alipio Vicenti per l'accoglienza nella struttura agostiniana...meglio che in hotel a 5 stelle!!!! Insomma siamo stati "beatamente" bene in tutto!!! Poi al ritorno..."la ciliegina sulla torta"...la visita a Tolentino, al Santuario e alla tomba del caro S. Nicola, con altra accoglienza speciale degli agostiniani del luogo.
Ritorno perfetto....accompagnato solo dalla nostalgia di quel che avevamo lasciato!!!!

19/09/11

Contemplare Dio attraverso le realtà create!!!!!


Cerco il mio Dio nelle realtà visibili e materiali, e non lo trovo.
Cerco la sua essenza in me stesso, quasi dovesse essere del mio stesso genere, e neppure qui lo trovo.
Sento allora che Dio è qualcosa di superiore alla mia anima, perciò, per arrivare a Lui,"ho meditato su queste cose e ho effuso sopra di me la mia anima"!!!!!(salmo 41,5)

Come potrebbe la mia anima raggiungere ciò che va cercato sopra di lei, se non si effondesse al di sopra di se stessa???? Se rimanesse chiusa in sè, non vedrebbe nient'altro che se stessa, e vedendo sè non vedrebbe certo il suo Dio.

Ho tuttavia riflettuto sulla ricerca di Dio e, desiderando contemplare con l'intelletto le perfezioni invisibili di Dio attraverso le realtà create, ho effuso sopra di me la mia anima, e non mi resta più nulla da raggiungere se non il mio Dio.

Là infatti è la casa di Dio, sopra la mia anima; ivi egli abita, di lì mi guarda, di lì mi ha creato, di lì mi governa, di lì mi consiglia, di lì mi sprona, di lì mi chiama, di lì mi dirige, di lì mi guida, di lì mi conduce!!!!!
AMEN!!!!!

Signore, Tu sei la luce del mio cuore e il pane della mia anima. Tu sei la virtù che dimora nella mia mente e il luogo più profondo dei miei pensieri!!! Conf.1,13

S. AGOSTINO!!!!!!

18/09/11

Lo Spirito Santo geme per la nostra salvezza!!!!


Lo stesso Spirito intercede per noi con gemiti inesprimibili!!!!"

Come puoi tu gemere, o Spirito d'amore, mentre godi piena ed eterna beatitudine insieme al Padre e al Figlio???? Tu sei Dio, come è Dio il Figlio, come è Dio il Padre.......Non gemi dunque in te e presso di te, in quella Trinità, in quella beatitudine, in quella eterna essenza; ma....è in noi che gemi, perchè ci fai gemere.....: è così che ci fai sentire pellegrini quaggiù e ci insegni a sospirare verso la patria; e questo desiderio ci fa gemere.Chi si trova bene in questo mondo, o piuttosto crede di starvi bene, chi si diletta nei piaceri della carne, nell'abbondanza dei beni temporali e in una felicità illusoria, costui....non geme!!!Chi invece, sente l'oppressione di questa vita mortale e sa di essere esule da te, o Signore, e di non possedere ancora quella perpetua beatitudine che ci è stata promessa, ma di possederla solo nella speranza, in attesa di averla nella realtà piena.....: colui che sa tutto questo, geme. Fà, o Signore, che io gema per questo motivo, allora il mio gemito è buono: è lo Spirito che mi ha insegnato a gemere. Che io non gema a causa dell' infelicità terrena, o perchè bersagliato dalla sventura, o perchè afflitto da malattie.....Fà che io gema del gemito della colomba, che io gema per amor tuo, che io gema nello Spirito.

S. Agostino, in Io 6,2-

16/09/11

B. Vergine Maria Addolorata!!!!!



O beata Madre, davvero una spada trapassò la tua anima, altrimenti non avrebbe potuto trapassare la carne di tuo Figlio. Infatti dopo che il tuo Gesù, il Gesù di tutti, sì, ma specialmente tuo, emise l'ultimo respiro,... la crudele lancia che aperse il suo costato....non trapassò la sua anima, ma la tua.....La sua, ormai, non c'era più nel suo corpo: ma la tua non poteva esserne strappata. La forza del dolore penetrò la tua anima, cosicché noi ti consideriamo più che martire, avendo tu intimamente patito con lui nello spirito in maniera tale da superare perfino il patimento del corpo. Forse che non furono per te più che una spada, che ti trafissero e spaccarono l'anima e lo spirito, le parole di Lui: " Donna ecco tuo figlio?".....Quale scambio! Ti è dato Giovanni al posto di Gesù, il servo al posto del padrone, il discepolo in luogo del maestro, il figlio di Zebedeo al posto del Figlio di Dio, un semplice uomo invece del Vero Dio!!!!

S. Bernardo-

O Maria, ai piedi della croce del Signore, anche senza morire, meritasti la palma del martirio!
ALLELUYA!!!!!!!!

10/09/11

I Nuovi Novizi Agostiniani

Jan, Christian, e Riccardo

Provincia
Agostiniana D'Italia








Un ringraziamento mille volte al Signore che anche con la nostra famiglia Agostiniana D'Italia è molto, molto generoso con noi.

09/09/11

L'Amore da Una Mamma al Suo Figlio

Questa è una storia vera, è successo durante il grande terremoto in Giappone; i soccorritori sono andati casa per casa per vedere se ci sono ancora sopravvissuti dopo il terremoto e hanno trovato un corpo di una donna piegata coprendo qualcosa dal crollo della sua casa ed i soccorritori vedendo così senza vita si sono andati a vedere altre case se c'erano sopravvissuti ma uno dei soccorritori analizzando con la sua mente la posizione del corpo della donna è ritornato indietro e quando ha sollevato il corpo ha trovato il piccolo bambino di 3 mesi infagottato subito hanno chiamato il medico per controllare il bambino; è vivo e vegeto, ma una cosa molto commovente insieme al bambino hanno trovato un cellulare con un messaggio, con queste parole, "Se tu riesci a sopravvivere ricordati che ti amo".

02/09/11




Un'esperienza molto significativa che milioni di giovani credono della sana dottrina della Chiesa e soprattutto alla sacralità del matrimonio.

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S. Maria in Selva