17/03/08

Giovani: «Arrivederci a Sydney!»




Il saluto del Papa alle migliaia di giovani che domenica 16 hanno preso parte alla Messa nella Domenica delle Palme, XXIII Gmg di Angela Napoletano

È con un «cuore giovane» che bisogna avvicinarsi a Dio. Benedetto XVI lo ricorda durante l’omelia della Messa che, ieri, ha presieduto in piazza San Pietro per la solennità della domenica delle Palme che coincide con la celebrazione, a livello diocesano, della Giornata mondiale della gioventù. Il Pontefice parla ai fedeli che gremiscono l’area antistante la basilica Vaticana addobbata, per l’occasione, con ulivi e rami in fiore. «Insieme ai giovani di tutto il mondo andiamo incontro a Gesù – spiega il Pontefice –. Da Lui facciamoci guidare verso Dio». È a suggello di questo messaggio che più tardi, durante la recita dell'Angelus, il Papa ha salutato i ragazzi con un «arrivederci a Sydney!». Nella città australiana, a ricordarlo è lo stesso Benedetto XVI prima dell’Angelus, dal 15 al 20 luglio prossimo il Papa incontrerà i giovani di ogni Nazione.

L’invito del Santo Padre ad avvicinarsi a Dio con un cuore «libero», «aperto», «non ostacolato da pregiudizi», né «abbagliato da interessi», proprio come quello dei giovani, nasce dal racconto evangelico di Gesù che, osannato dai fanciulli, entra al Tempio di Gerusalemme. È a questa immagine che s’ispira la processione che, dopo la benedizione dei ramoscelli di ulivo, si snoda lungo i corridoi aperti tra la folla di piazza San Pietro: ad accompagnare il Santo Padre verso il sagrato ci sono, tra gli altri, 340 giovani. «Gesù aveva detto ai suoi discepoli che per entrare nel Regno di Dio avrebbero dovuto ridiventare come bambini – spiega Benedetto XVI commentando il Vangelo secondo Matteo -. Egli stesso, che abbraccia il mondo intero, si è fatto piccolo per venirci incontro».

Non è un caso, dunque, che la Messa con cui si inaugurano i riti della Settimana Santa sia stata tagliata a misura di “ragazzi”. Tipicamente giovanili, per esempio, i canti con cui il coro e l’orchestra della diocesi di Roma (diretti da monsignor Marco Frisina) animano la celebrazione. L’offertorio, ancora, è stato presentato da ragazzi e ragazze provenienti da diversi Paesi del mondo: dal Kazakistan al Brasile, passando per Italia, Romania ed Egitto. Ai giovani è dedicata anche un’intenzione della preghiera dei fedeli : «Perché lasciandosi rinnovare dallo Spirito Santo per mezzo dei Sacramenti – legge una ragazza in francese – abbiano una comprensione di Gesù sempre più approfondita per diventare suoi testimoni credibili e gioiosi nel mondo». Preghiera, quest’ultima, che aggancia il tema portante della XXIII Giornata mondiale della gioventù: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”.

La misura della gioia con cui i giovani in piazza San Pietro, a centinaia, testimoniano Cristo è data dai cori e dagli applausi con cui accolgono le parole di Benedetto XVI. L’entusiasmo sembra far evaporare le paure di ogni giorno. «E’ facile dire “io credo” – dice Loriana Del Prà, architetto di 26 anni - ma testimoniare Cristo ai coetanei, al di là dei piccoli gesti, non è facile». La ragazza allude alla difficoltà di «confrontarsi con modelli troppo diversi». «Abbiamo paura di non essere capiti dagli altri giovani» aggiunge Germana Caputo, archeologa romana di 32 anni. Quello che Stefania Carnucco, insegnante 31enne in una scuola primaria della Capitale, cerca di far capire ai suoi colleghi è, spiega, «che Cristo non esaudisce i desideri, ma le preghiere». «Bisogna avere fede – insiste – e speranza». Giovani, testimoni di Cristo? È possibile, dice Francesco Antonio Caratù, educatore di una sezione romana della “Federazione europea Scout”, «ma non senza aver prima ricevuto l’esempio». «I ragazzi – continua - hanno bisogno di avvicinare, parlare, vedere e toccare chi, Cristo, l’ha già incontrato».

La parte migliore dei giovani, quella che Benedetto XVI chiede di «portare a Gesù Cristo» nel messaggio scritto per la Gmg di Sindey, è fatta di speranza, fede, voglia di cambiare il mondo. «La sofferenza di tanti bambini malati mi distrugge il cuore – racconta Fabiana Dell’Anno, 23enne del quartiere Tor Bella Monaca -. Vorrei fare qualcosa per loro ma mi sento impotente. Allora prego». Nella preghiera si rifugia anche Milena Palmitessa, 26 anni, quando pensa alle difficoltà che i giovani devono superare prima di poter metter su casa. «Vorrei una famiglia tutta mia – dice - unita nella fede proprio come quella in cui sono cresciuta». Tra i desideri dei giovani c’è anche la Gmg 2008. Mancano quattro mesi al raduno internazionale. E c’è chi ci pensa: «Sidney? – ripete sorridendo Francesca Carnucco, 21 anni -… Si spera».

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