20/02/08

IL TRIDUO PASQUALE: LA FIORITURA DI UN’UNICA FESTA


a cura di Don Danilo Priori
La contemplazione del mistero di Cristo lungo l’intero anno liturgico trova il suo culmine nella celebrazione del Triduo pasquale; è vero che le nostre comunità parrocchiali si riuniscono durante tutto l’anno per fare memoria della passione, morte e resurrezione del Signore Gesù, ma le celebrazioni del Triduo rappresentano la sintesi mirabile di tutta la nostra fede. Non a caso, infatti, ci prepariamo alla “grande domenica” per ben quaranta giorni e prolunghiamo la sua celebrazione per altri cinquanta giorni durante i quali addirittura la Chiesa antica proibiva di pregare in ginocchio affinchè fosse sottolineata la partecipazione del fedele alla dignità del Risorto.
Come fiorire allora l’aula liturgica durante quei giorni?
Come sottolineare l’unità dell’evento salvifico, pur cogliendo le fasi celebrative?
Se volessimo trarre una lezione dalla prassi pastorale della nostra Chiesa locale, accanto a tanti esempi edificanti, non potremmo tacere sulla presenza di scelte talvolta deplorevoli, ben lontane dall’essenza intima del Triduo pasquale; a partire dalle ambientazioni “sepolcrali” del Giovedì santo, sino agli addobbi “folkloristici” della domenica di Pasqua, non è raro incappare in bouquet decisamente scollati dalla verità di quei santi giorni. Pur non potendo ripercorrere tutta la profondità teologica del Triduo pasquale, come al solito preferiamo far scaturire le scelte pastorali da una riflessione sul dato biblico e liturgico delle celebrazioni.
Giovedì santo.
La memoria dell’ultima cena costituisce una sorta di prologo dell’intero Triduo: l’assemblea riunita accoglie l’annuncio degli eventi pasquali da parte di Gesù, medita l’istituzione dell’eucaristia e del sacerdozio ministeriale, ravviva il suo impegno nella carità. La lavanda dei piedi - pur non costituendo il rito più importante della giornata e pur non avendo il carattere della obbligatorietà - impreziosisce la celebrazione del Giovedì santo, che culmina nella processione di accompagnamento al Ss Sacramento nell’altare della reposizione; quest’ultimo, lungi dall’essere un “sepolcro”, sarà convenientemente ornato. Appare dunque evidente come la fioritura del Giovedì santo mai potrà prevaricare i temi della giornata; si suggerisce quindi di evitare quelle esagerazioni che - quando non disturbano e non distraggono dalla partecipazione fruttuosa alla celebrazione – quantomeno anticipano ingiustificatamente la festa della Pasqua. La fioritura, possibilmente di stagione e sui toni del bianco, andrà senza dubbio ad onorare l’altare della reposizione, presso il quale i fedeli adoreranno il pane vivo; un piccolo richiamo, un sobrio bouquet che ne richiami toni e materiali, potrebbe essere collocato nei pressi dell’altare principale. Una precisazione sembra doverosa sul colore della fioritura: accanto al bianco non sembra esagerato accostare un rosa tenue, colore che rimanda alla primavera che sta per venire.
Venerdì santo.
Il colore rosso delle vesti liturgiche già dovrebbe convincerci che non stiamo celebrando il funerale di Gesù, come alcuni pensano, ma la sua regalità e la sua vittoria mediante la sua gloriosa croce. L’aula liturgica spoglia non consiglia la presenza di fiori e l’adorazione della croce costituisce l’aspetto rituale più suggestivo. Qualora si decidesse di fiorire la croce, sarebbe preferibile lasciarsi guidare dalla moderazione, scegliendo una forma semplice e stilizzata, sui toni del rosso, facendo attenzione a quei materiale - tipo rami spinosi e rovi - che potrebbero far scivolare nell’allegoria. Sarebbe bello invece adorare la croce facendo piovere sulla stessa fiori e petali, cospargendola di olio profumato.
La veglia pasquale.
Rappresenta il vertice assoluto dell’intero Triduo pasquale e trova i suoi momenti principali nella benedizione del fuoco e nell’ingresso del cero, nell’annuncio pasquale e nella proclamazione della Parola, nella liturgia battesimale e in quella eucaristica. Inutile dire che tutti gli spazi liturgici vengono coinvolti e conseguentemente fioriti in maniera adeguata. Il cero pasquale sarà di vera cera e profumato (quello di plastica sarebbe un “falso”…e in liturgia si dice sempre la verità!), impreziosito da un bouquet che ne rispetti la funzione e la forma. L’ambone, se non sufficientemente onorato dalla stessa composizione del cero, reclama una fioritura curata e importante in quanto luogo dell’annuncio della resurrezione. Fonte battesimale e altare richiedono anch’essi la presenza di un bouquet che ne sottolinei la centralità e il ruolo. Per quanto riguarda i colori, la scelta ricade sul bianco e sul giallo (colore che in natura più si avvicina allo splendore dell’oro), tralasciando l’utilizzo di materiale artificiale e vernici (in liturgia, come già detto, si sceglie sempre la verità delle cose). Le forme invece andranno calibrate sullo stile della chiesa specifica, così come la scelta dei vari fiori; in linea di massima si protende verso i fiori di stagione e sicuramente verso quelle linee e quelle forme che non intralciano la funzionalità della celebrazione. Qualora una parrocchia volesse fiorire in maniera poco dispendiosa si potrebbe optare per un’unica composizione che onora cero e ambone, un’altra nelle vicinanze dell’altare e infine alcuni piccoli fiori recisi messi a galleggiare sull’acqua del fonte battesimale, creando così un effetto assai suggestivo ma contenuto dal punto di vista economico.
Domenica di Pasqua.
La S.Messa del giorno celebra la Pasqua come compimento del disegno salvifico di Dio, Cristo Risorto inaugura una nuova situazione. La fioritura disposta per la veglia ben si presta per la Domenica di Pasqua; semmai si potrebbero aggiungere alcune composizioni, sempre degli stessi colori e materiali, presso la porta d’ingresso principale e lungo l’aula, a sottolineare l’entrata dell’assemblea riunita nel nuovo stato di cose, anticipo dei cieli nuovi e della terra nuova.
Attraverso queste fioriture degli spazi liturgici la comunità parrocchiale vuole esprimere la sua partecipazione a quell’unica festa che è il Triduo pasquale e gridare convinta: Tu sei bellezza!

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