01/02/08
11 - 12 - 13 - febbraio nella nostra Parrocchia...
Esposizione Solenne del SS. Sacramento
Le Quarantore sono legate al nome di Antonio Maria Zaccaria (1502-1539). Quando egli raggiunse Milano, dalla nativa Cremona, all’inizio degli anni Trenta del secolo XVI, entrò in rapporto con un cenacolo di riforma detto dell’Eterna Sapienza. Una delle pratiche che vi si svolgevano era l’adorazione eucaristica nella Settimana Santa, per la durata di quaranta ore presso la Chiesa del Santo Sepolcro. Infatti si riteneva che Cristo fosse rimasto nel sepolcro all’incirca quaranta ore: di qui la consuetudine di protrarre la preghiera che si svolgeva però in forma privata. Simile consuetudine veniva ripresa altre tre volte nell’arco dell’anno, in occasione delle Tempora di estate, autunno e inverno.
Antonio Maria, forte dell’impostazione cristocentrica della sua pastorale, puntò su due riferimenti destinati a risvegliare nelle masse il senso e la pratica religiosa: il Crocifisso e l’Eucaristia. Quanto al primo, si fece promotore insieme ai suoi discepoli, della iniziativa di far suonare le campane alle tre del pomeriggio (inizialmente tutti i giorni, poi al venerdì) in memoria della Passione del Signore. Il mistero della Passione non si esaurisce nel ricordo di un evento storico e si ripropone in quello che è stato definito “il Crocifisso vivo”: l’Eucaristia. Ciò spiega perché il Santo abbia diffuso anzitutto la consuetudine della comunione frequente, anzi settimanale, in un’epoca in cui l’accesso alla sacra mensa si era oltremodo rarefatto anche nelle comunità religiose. Nel contempo volle che la Quarantore diventassero una pratica solenne, che comportava l’esposizione del Corpo sacramentale del Signore nelle chiese della città, a turno, così che tutta la popolazione venisse in qualche modo mobilitata. Per dare maggiore rilievo al culto non dovevano mancare, oltre alla preghiera della comunità, il decoro dell’altare ornato di fiori e di ceri. Saranno gli stessi seguaci del Santo a fornire questi ultimi a proprie spese.
Le cronache dell’epoca attestano che i figli dello Zaccaria – i sacerdoti Barnabiti, le religiose Angeliche e i laici – seppero assicurare ampia risonanza alle iniziative del loro fondatore, così che i papi indirizzarono alla cittadinanza milanese due Brevi, relativo il primo alla venerazione del Crocifisso nell’ora della sua morte e il secondo in merito alla pratica delle Quarantore: strumenti pastorali quanto mai adatti a promuovere la rinascita spirituale della comunità ambrosiana e a difendere la cristianità dagli incombenti pericoli costituiti dalla minaccia turca e luterana.
Antonio Maria aveva le sue buone ragioni nel rilanciare il culto eucaristico, convinto com’era che se “l’uomo è intiepidito ed è diventato bestia (notare il linguaggio del santo!) è perché non frequenta più questo sacramento”. Qui c’è il Santo dei Santi – incalza lo Zaccaria – per cui non c’è cosa che possa santificarci di più, del ricevere la Comunione, con la quale compiamo “la principale conversione a Dio”. Come si vede, la contemplazione del Signore nel segno del suo Corpo non è fine a se stessa, ma innesca nel cuore umano un processo di conversione, si direbbe di transustanziazione dell’essere umano in quello divino. Si tratta di una lezione che avevano ben compreso i primi compagni del Santo. Ecco come si esprime in una lettera l’angelica Paola Antonia Negri, tra le primissime ad aver aderito al programma riformatore dello Zaccaria: “Cibatevi spesso delle carni immacolate e sante di questo Agnello, affinché vi transostanziate tutti in lui, facendo l’anima vostra divina, così come egli si fece partecipe dell’umanità nostra, impastando la sua Deità con la nostra carne”. Non si potrebbe esprimere in maniera più realistica l’efficacia dell’Eucaristia nella vita del cristiano.
P. EMILIANO REDAELLI
Superiore Padri Barnabiti - Lodi
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