28/02/13
26/02/13
PAPA BENEDETTO XVI DOPO IL 28 FEBBRAIO
ESCLUSIVA - Dopo il 28 febbraio alle ore 20:00, momento in cui la rinuncia al soglio petrino diverrà effettiva, Joseph Ratzinger "continuerà a chiamarsi Sua Santità Benedetto XVI" e sarà "Papa emerito e Vescovo emerito di Roma". Continuerà ad indossare la veste talare bianca, senza però la "pellegrina", ossia la mantellina che dalle spalle cala all'altezza del petto. Non indosserà neppure le scarpe rosse, che rimandano al sangue del martirio, e che spettano solo al Papa, ma delle scarpe marroni. Alle 20 di giovedì l'anello del pescatore e il sigillo papale saranno distrutti per essere poi fusi e riutilizzati per il Pontefice successivo. Il Papa sarà a Castel Gandolfo da cui, passati due mesi, ritornerà in Vaticano, dove risiederà in un ex convento di clausura, pienamente disponibile a collaborare con il prossimo Papa e a servire la Chiesa nelle forme più conformi alla sua età.
Lo ha reso oggi noto il portavoce della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi.
23/02/13
CAMMINO QUARESIMALE
II DOMENICA DI QUARESIMA
Insegnami, Signore, le tue vie e custodirò i tuoi precetti.
Le grandi arti s'imparano alle grandi scuole. Nel campo dello spirito non c'è posto per gli autodidatti né per gli egoisti presuntuosi. Gesù è il vero Maestro. Le sue parole sono parole di vita. I suoi contemporanei che, spesse volte, cercavano di metterlo in difficoltà, riconoscevano che nessuno mai aveva parlato come Lui. Gesù si presenta anche come il nuovo e grande profeta mandato da Dio. Nel momento finale della sua vita, prima di morire, mentre lavava i piedi agli apostoli, disse: "Voi mi chiamate Maestro e fate bene, perché lo sono". Così lo chiamavano tutti; anche la folla che accorreva per ascoltarlo trascurando le personali necessità. Per giungere alla "conformità" è indispensabile porsi alla scuola dell'unico vero Maestro. Sant'Atanasio, quando parla della "restaurazione dell'uomo", afferma che soltanto Colui che era la vera Immagine poteva restaurare le altre immagini. Soltanto colui che ha in sé la natura divina può insegnare all'uomo come entrare e stabilirsi nella natura divina. Il processo di divinizzazione lo conosce soltanto Gesù. Quando egli ripete "io vi dico" è chiaro che lo fa con autorità somma che è certezza di verità. Lo stesso Gesù mette in guardia tutti dai falsi cristi e dai falsi profeti. Quando egli mise alla prova i suoi discepoli dicendo "volete andarvene anche voi", giustamente Pietro gli rispose: "Dove possiamo andare noi, Signore! Tu solo hai parole di vita eterna". Il pericolo degli altri maestri è molto diffuso. Troppe verità circolano nella mente degli uomini. Tutti credono di essere maestri e giudici e non vogliono sottostare alla vera dottrina insegnata da Gesù. Tutti, però, abbiamo il dovere di stare e di crescere alla sua scuola.
Parlami, Signore: tu solo hai parole di vita eterna
ed io non voglio ascoltare altri se non te, sommo ed unico bene.
22/02/13
18/02/13
INCONTRO LAICI AGOSTINIANI IN MONTEFALCO
Rappresentanti di Borgo a Buggiano sono GianLuca Lupi, Anna Bonvicini e p. Nilo il fotog. (Proposti: partecipare all'incontro Nazionale a Cascia il 20,21 Aprile e avviare un corso di spiritualità agostiniana nella nostra parrocchia una volta al mese per il prossimo anno....) Relazioni Dettagliati |
14/02/13
Meditando con S. Agostino! Il digiuno-
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Quale più grande misericordia del farsi creatura il Creatore e servo il Signore? Dell'essere venduto chi venne a ricomprare, umiliato chi esalta, ucciso chi risuscita?
Ti dia lode l'anima mia, perchè ti mostri così propizio a tutte le mie iniquità, perchè risani tutti i miei mali, perchè strappi dalla corruzione la mia vita, perchè sazi con i tuoi beni il mio cuore!
Fà che, mentre digiuno, io umilii l'anima mia, vedendo come tu, maestro d'umiltà, umiliasti te stesso, fatto obbediente sino alla morte di croce!!!!
S. Agostino, sermo 207,
13/02/13
12/02/13
11/02/13
RITIRO DEL CATECHISMO DELLA 5a Elementare con i Genitori
Il Parroco con i Genitori |
La Famiglia |
La Squadra Vincente di S. Maria |
Una Dimostrazione di Agilità, abilità e tactica |
L'Arbitro incorrutibile |
ALTRI FOTO
08/02/13
PASTORALE GIOVANILE DELLA PROVINCIA AGOSTINIANA D'ITALIA
COMMISSIONE PASTORALE GIOVANILE AGOSTINIANE |
Nei giorni 1 e 2 febbraio 2013 c’è stato l’incontro della
commissione della pastorale giovanile della provincia agostiniana d’Italia per
condividere l’idea di come muovere il
progetto pastorale in quest’anno della fede partendo da quattro riflessioni
importanti: credo in Dio padre,
Credo nel Figlio, Credo nello Spirito Santo e Credo la Santa Chiesa Cattolica.
Questi sono i temi che tutti porteranno avanti su diversi incontri che verranno
eseguiti per la preparazione all’incontro Nazionale a Carpineto Romano, e nei
quali la commissione ha messo in evidenza l’importanza della partecipazione di
Santa Maria in Selva.
La data dell’incontro di preparazione nella nostra parrocchia
è il 13 e 14
Aprile. Il tema che ci è stato assegnato è “Credo Nel Figlio” da svolgere nella
giornata di animazione all’incontro nazionale.
07/02/13
06/02/13
RIFLESSIONE Su Dio Padre e La Creazione
Francesco Pirolo |
Come
puo’ una misera creatura, specie poi una peccatrice e imperfetta come
il sottoscritto, solo accostarsi al pensiero del proprio Creatore, Dio
Padre Onnipotente Infinito e Perfettissimo e, da li’, arrivare addirittura a scriverne?
Se tale esercizio mi e’ immaginabile e anzi, fattivamente possibile (!!), e’ solo per la bonta’ infinita e misericordiosa che il Dio unico e trino nutre verso ciascuna delle Sue creature umane, individualmente prese e che, di tutto il creato, sono il capolavoro amato.
Il discernere e il meditare sulla creazione, del Dio Padre creatore di tutte le cose visibili e invisibili, e del Dio Figlio,” Sapienza” creatrice in atto, in una visione quindi Cristocentrica di tutto l’universo e della Storia, la quale volge alla edificazione del Suo Regno , ci conduce mirabilmente e in modo semplice, diretto, quanto di sconvolgente in bellezza, ad una epifania “inaspettata”: la scoperta della vera dignita’ umana e il significato piu’ vero e piu’ bello di questa nostra breve vita terrena.
Cioe': l'uomo per capire se stesso, in ultima analisi non ha bisogno di nessuna filosofia, nessuna psicologia, nessun idolo terreno (denaro, potere, successo, piacere), ma di scoprirsi entro il progetto creatore di Dio Padre. Cosi' ci si realizza per quello che siamo: creature libere, per amore, e in lotta su questa terra per assorgere al rango di figli di Dio, figli addottivi, in Cristo e per Cristo, del Dio Padre creatore
Riconoscere Gesu' Cristo, unigenito Figlio di Dio Padre, per mezzo e
in vista del quale siamo stati creati; rinconoscerlo come nonstro
Salvatore e Redentore misericordioso, che con il sangue e l'acqua del
suo costato, ci lava dai nostri peccati e ci eleva dalla condizione di
creature a quella di Figli di Dio nel Suo regno eterno; tutto questo,
secondo me, e' il senso vero, primo e definitivo della nosra condizione;
e un modo per capirlo e' anche considerare noi stessi, non dal nostro
punto di vista superbamente antropocentrico, terreno e materiale, ma dal
punto di vista divino e Cristocentrico della creazione.
05/02/13
Risposte Foranie
Vicariato di Borgo a Buggiano
Dopo aver
esaminato con attenzione il documento con le domande relative alla relazione
del prof. Gronchi, si decide di procedere per blocchi di domande inerenti ai
quattro punti della traccia. La discussione è ampia, prende in considerazione
tutte le domande, ma si concentra soprattutto su alcune.
Per il punto uno della traccia, le domande che catalizzano
l'attenzione sono la 1-2-3-4. Da parte dei presenti si evidenzia che si dà per
scontata la conoscenza di Gesù Cristo, come se la fede fosse una consuetudine
perché siamo cristiani. Andando in profondità ci accorgiamo però che c'è solo
una certa infarinatura specialmente della Parola di Dio e che la gente non è
interessata più di tanto: non c'è passione per il Vangelo e sembra mancare il
desiderio di approfondire personalmente la fede.
Altra
constatazione generale è che le generazioni sono cambiate: questo lo vediamo
soprattutto nei ragazzi che vengono la catechismo, cui mancano le conoscenze
più elementari della vita cristiana. Nel catechismo non è del resto facile
approfondire: si pone forse più attenzione ai sussidi, alla conoscenza di
notizie su Gesù che all'incontro e al rapporto personale con Lui. Invece
occorrerebbe approfittare di questo tempo per ascoltare e far emergere i
bisogni personali, i desideri profondi anche se inespressi, dei ragazzi e
cercare di rispondervi.
La conoscenza del Signore
non è un fatto intellettuale, ma un cammino di vita e occorre approfittare di
tutte le occasioni per suscitare il desiderio di percorrerlo. La fede non è
solo conoscenza, è anche esperienza. E necessario l'esempio, la testimonianza,
lo stare in mezzo alla gente (cogliendo tutte le occasioni per dare spunti e
stimoli) per indurre alla conoscenza e al rapporto con Gesù. Non si può dare
ciò che non si ha, alla gente arriva ciò che si ha: occorre quindi un cammino
di conversione degli stessi operatori pastorali.
Passando al punto
due della traccia ci siamo soffermati sulle domande 8-9 notando che anche
riguardo la realtà dell'incarnazione si danno le cose per scontate e non si
coglie appieno il suo significato. Si rischia di tenere separato l'umano e il
divino, quasi che l'incarnazione riguardasse solo Gesù e non anche i cristiani.
La conseguenza dell'incarnazione è che Cristo vive in me per rendermi come lui.
L'incarnazione porta a pienezza tutte le dimensioni dell'uomo. La nostra
predicazione deve stare più attenta a valorizzare l'uomo piuttosto che a
redarguirlo.
Nel punto tre si
approfondisce ulteriormente il discorso sull'incarnazione riflettendo sulle
domande 12-13.
Il Verbo si
incarna più per farci come lui che per le conseguenze del peccato, per farci
recuperare la figliolanza divina. La nostra predicazione ha invece insistito
più sul peccato che sul resto. Dio si è
incarnato per manifestare
quanto Dio ama l'uomo così come è. Cristo si è incarnato per amore; giustamente
oggi si parla più di amore che di peccato. Il peccatore è sempre un uomo che
soffre: io ho peccato e Dio mi ama più di prima. La maggiore attenzione al
peccato è frutto della tradizione. Si legava troppo strettamente la confessione
alla comunione. Occorre valorizzare la confessione come segno dell'amore di Dio
e non come "porta" per la comunione.
Per quanto
riguarda il punto
quattro: c'è concordanza nel ritenere
Gesù salvatore di tutti gli uomini e che seguire Gesù vuol dire non pensare
solo alla propria salvezza personale: chi si avvicina a Dio desidera che tutti
si avvicinino a Lui, Lo conoscano e Lo seguano. La grazia di Dio è infatti
multiforme. Gesù è salvatore di tutti gli uomini anche se in modi a noi
sconosciuti. In nome delle religioni ci si divide perché ci si ferma su aspetti
importanti, ma senza andare al loro nucleo fondamentale. L'atteggiamento
consigliato è quello di cominciare noi cristiani a chiederci cosa imparare
dalla spiritualità delle altre religioni. Gli altri possono riconoscere Gesù
attraverso la nostra testimonianza sull'esempio della prima comunità cristiana.
Forania di Montecatini Terme
La felice
occasione di celebrare un "anno della fede", indetto da Benedetto XVI
con il motu proprio intitolato "Porta Fidei", evoca immediatamente
l'espressione di Gesù: "Io sono la porta" (Gv 10,9) ed è da qui che è
partita la nostra riflessione sulla nuova evangelizzazione per la trasmissione
della fede cristiana.
Non c'è uomo o
donna che, nella sua vita, non si ritrovi come la donna di Samaria, accanto a
un pozzo con un'anfora vuota, nella speranza di trovare l'esaudimento del
desiderio più profondo del cuore, quello che solo può dare significato pieno
all'esistenza.
Dobbiamo trasmettere l'idea che essere credente significa
essere gioia, farsi portatore di un sentimento di pienezza e di appagamento che
contagia il prossimo sempre perso alla ricerca di vacui ideali che lo ammaliano
e lo svuotano di ogni senso.
La fede è una
fiamma da alimentare costantemente attraverso la preghiera, la riflessione, la
dedizione verso gli altri, come un legame che mi arricchisce e per questo viene
continuamente rinnovato nel suo divenire: io ne sono coinvolto e riempiendomi
lo accolgo come dono da tenere vivo.
Condurre gli
uomini e le donne del nostro tempo a Gesù, all'incontro con lui, è un'urgenza
che tocca tutte le regioni del mondo. Ovunque infatti si sente il bisogno di ravvivare
una fede che rischia di oscurarsi in contesti culturali che ne ostacolano il
radicamento personale e la presenza sociale, la chiarezza dei contenuti e i
frutti coerenti: siamo chiamati a vivere la fede in un contesto in cui Gesù non
esiste o viene negato.
La fede si decide
tutta nel rapporto che instauriamo con la persona di Gesù, che per primo ci
viene incontro. La bellezza della fede deve risplendere, sta a noi oggi rendere
concretamente accessibili esperienze di Chiesa, moltiplicare i pozzi: a ciascuno
è affidata una testimonianza insostituibile, perché il Vangelo possa incrociare
l'esistenza di tutti, i giovani e le famiglie in primis.
Dobbiamo vivere la
fede come una relazione d'amore con Gesù che ci prende per mano e ci accompagna
verso l'incontro con il Padre: siamo consapevoli che non sarà facile, saremo
talvolta assaliti dal dubbio e dallo sconforto, ma la sua luce ci guiderà in
questo peculiare cammino e non ci abbandonerà mai. Risplenderà dentro di noi e
ci riscalderà il cuore inaridito da mille inutili questioni apparentemente
vitali. Lui è dentro di noi: dobbiamo solo accoglierlo praticando l'ascolto
attivo verso tutte le creature, anche le più umili, che con la loro semplice
esistenza ci ricordano il valore transeunte del nostro essere uomini.
Per poter
evangelizzare il mondo, la Chiesa deve anzitutto porsi in ascolto della Parola.
Il mondo, pur carico di contraddizioni e sfide, resta creazione di Dio,
stravolto sì dal male, ma pur sempre da lui amato, suo terreno, in cui deve
essere rinnovata la semina della Parola perché torni a dare frutto.
Non dimentichiamo
che credere è sinonimo di gioia ed è questa sensazione di appagamento e di
benessere che dobbiamo trasferire nel nostro prossimo, che dobbiamo diffondere
gratuitamente anche nei non credenti praticando l'ascolto attivo e la
conoscenza della Parola attraverso un contagio in positivo che rafforzi noi e
gli altri in un effetto domino senza fine.
Credere
in Dio che ci ama è la chiave d'accesso alla fede, il fine della vita di Dio è
l'uomo e l'incarnazione rappresenta il punto di incontro tra le due dimensioni:
quella umana e quella terrena che si fondono in Gesù, partenza e arrivo di
tutta la catechesi. L'incarnazione rappresenta un atto libero d'amore con cui
Dio si avvicina all'uomo per rendersi visibile e accessibile a tutti.
Il fine della vita di Dio è l'uomo e l'incarnazione
non è che l'innalzamento dell'uomo attraverso "l'abbassamento" della
divinità a una dimensione terrena a cui Lui aspira per farci simili a Lui.
La figura di Maria ci orienta in questo cammino e ci
guida come stella nel deserto verso una rinnovata e più sentita
evangelizzazione.
L'uomo cerca Cristo nelle cose astratte e non nella
vita vissuta quotidianamente, perdendo di vista l'obiettivo principale del
significato della sua esistenza. Dalle piccole cose nascono le meraviglie e non
indugiamo in questa scoperta: facciamo dell'oggi il giorno più bello della
nostra vita donando noi stessi.
"Non si vede bene che
col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi" ( Il Piccolo Principe )
Forania di Montecarlo
Punto 1 e punto 2:
Differenze e somiglianze tra
credenti e non credenti in Gesù ; Differenze e somiglianze tra Gesù Figlio di
Dio e Dio Padre
Nella nostra forania
abbiamo capito che ogni tipo di formazione deve vertere sempre su due fronti
inscindibilmente collegati: meditazione della Parola di Dio ed approfondimenti
di temi di carattere psicologico-affettivo in base alle diverse età.
Lo scopo che dobbiamo aver
sempre presente è quello di aiutare le persone a riscoprire che ciascuno, come
singolo e come membro unito agli altri nella Chiesa, è un prolungamento
dell'incarnazione di Cristo (come aveva citato Gronchi). Ognuno ha
perciò il compito di rendere visibile la presenza di Gesù che chiede di essere
manifestato nella nostra vita, per cui ogni singola azione pastorale porta con
sé questa verità, per realizzare il mandato di Cristo che dice: "come il
Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Gv 20,21). E' in questo che
risiede la differenza tra colui che crede ed il non credente. Da denunciare è
anche l'atteggiamento che notiamo in alcune nostre realtà parrocchiali: molti
accendono ceri alla Madonna, segnano messe per defunti, ma perdono
completamente di vista Cristo, non mettendolo al centro del loro vivere. Se
infatti il primo pensiero è accendere un cero e non adorare quella
"porticina" dentro la quale c'è nostro Signore Gesù, possiamo notare
un certo spaesamento di fronte al Santissimo.
E' dunque necessario far
comprendere il valore del silenzio di fronte all'Eucarestia non come un fatto
privato, ma come interiorizzazione e approfondimento quotidiano della nostra
unità alla Chiesa e alla Parola.
Dobbiamo dunque accostarci
ai sacramenti non tanto come a dei semplici riti, bensì con la consapevolezza
che tramite essi avviene l'incontro con Cristo vivente. A livello concreto
riteniamo dunque fondamentale curare sempre al meglio la liturgia che ci
predispone ad accogliere Gesù e i fratelli.
Notiamo altresì che nella
nostra Forania il mistero dell'incarnazione di Cristo, così fondamentale per la
nostra fede, è conosciuto in modo superficiale e quindi poco compreso. Sono
stati proposti incontri settimanali di catechesi per adulti aperti a tutti ed
in particolar modo ai genitori dei bambini che frequentano il catechismo, al
fine sopperire a questa carenza.
Punto 3: Per quali ragioni Dio si è fatto uomo ed è morto e risorto?
L'incarnazione del
Figlio di Dio era già pensata al momento della creazione dell'uomo a prescindere
dal peccato stesso.
Essendo
noi il prolungamento dell'incarnazione, come Cristo si è caricato delle nostre
colpe, così anche noi dobbiamo farci carico delle sofferenze altrui. Tutto ciò
lo si fa esclusivamente unendoci intimamente a Cristo nella preghiera e
nell'adorazione. Gesù infatti ha sofferto per noi la fame, la sete ecc.;
incarnandosi si è limitato, scegliendo di mettersi al pari dell'uomo. Dobbiamo
capire che unendoci a Cristo possiamo caricarci delle sofferenze altrui. Per
poter far ciò, tuttavia, è essenziale liberarsi dalla paura del dolore e dalle
continue lamentele.
Punto 4: Gesù è
il Salvatore di tutta l'umanità?
In tutte le esperienze religiose è presente un
raggio di quella verità che illumina ogni uomo ("Nostra Aetate").
Cristo
ha diffuso la sua forza nell'universo e dunque elementi di verità e di santità
sono presenti in tutte le religioni, perciò ne va riconosciuto il loro valore
positivo.
La
Chiesa invita i suoi figli al dialogo e alla collaborazione con i seguaci delle
altre religioni, non escludendo nessuno. Dio infatti non ha racchiuso tutto
nella Chiesa; è libero di salvare chiunque; noi non possiamo capire il suo
giudizio perché giudichiamo in modo umano, mentre Lui in modo divino.
Dialogo
e inculturazione sono anche le due parole chiave della missione. Non ci può
essere missione senza entrare nella cultura, assumerla, farla propria,
comprenderla e senza il dialogo nel trovare elementi di comunanza nella piena
lealtà.
Per
approfondire e conoscere più da vicino questo importante tema si propone di
costituire commissioni di approfondimento ecumenico (già presenti in alcune
realtà parrocchiali) per comprendere e valorizzare le altre culture e
religioni, per poi trasformare concretamente tutto ciò in gesti concreti di
apertura e accoglienza.
I
gesti di accoglienza sono infatti l'espressione visibile di Gesù Salvatore di
tutti gli uomini: il servizio che la Caritas offre a tutti i bisognosi, per esempio, è una
manifestazione concreta di come Gesù si prende cura di tutti.
Vicariato di Monsummano Terme
Innanzitutto è stata condivisa dai più la posizione
che nel parlare di adesione alla fede, più che di una questione di
dichiarazione di verità si tratta di valutare la risposata della vita perché è
con essa in fondo che si mostra la propria fede.
La
maggior parte delle persone impronta la propria vita ad una cultura
propagandata e soggetta agli umori laici. Chi aderisce più profondamente a Gesù
abbraccia uno stile di vita più ricco di carità e di universalità. Veniva in
mente la frase del vangelo "Se la vostra giustizia non sarà
maggiore.."
Riteniamo
che molti cristiani finiscono con l'adeguarsi alla morale del mondo, perché
danno per scontato l'insegnamento del vangelo e non si addentrano ad un ascolto
più attento e ubbidiente.
1. Non basta apprezzare Gesù
nella sua umanità, come molti oggi fanno, occorre invece credere che lui è Dio
e di conseguenza seguirlo incondizionatamente. La fede vera si manifesta nel
coraggio di andare controcorrente abbracciando in pieno la verità di Gesù Cristo..
Per molti credenti però la conoscenza di Gesù rischia di restare una conoscenza
devozionale che poi non si traduce in scelte di vita. Per superare questa
divisione interiore riteniamo che la fede debba essere sostenuta da una
comunità che la custodisce in modo luminoso e concreto, perché dal suo aiuto
nasca una forte risposa personale al vangelo.
E' valutazione comune che i giovani sono molto
trascurati dalla comunità cristiana: sono poco invogliati al cammino di fede
perché non vengono posti in contatto con testimonianze concrete e credibili.
2.
Per i credenti è scontato oggi che Gesù sia vero
uomo e vero Dio nello stesso momento; questa verità non viene messa in
discussione perché siamo certi che attraverso Gesù noi conosciamo Dio stesso.
Pur coltivando questa fede di fondo molti però restano in attesa della
manifestazione della onnipotenza di Dio da cui aspettano soluzioni ad ogni loro
problema. Molti pensano che Gesù dovrebbe partecipare di questa pretesa
onnipotenza di Dio ed essere il tramite di ogni gratificazione. Ciò rivela che
la fede di molti è ancora immatura e spesso rimane tale, mentre per altri la
fede lentamente cresce portandoli a capire che il Figlio di Dio, incarnandosi,
ha partecipato della nostra fragilità umana e che la sua onnipotenza si rivela
quando scopriamo che siamo noi, con lui, a vincere il male con la fiducia
incrollabile e con l'amore, che è presenza di Dio in noi.
Scopriamo cosi che l'incarnazione continua nella
Chiesa e nella nostra vita.
3.
La fede nel Figlio di Dio fatto uomo è un dono tanto
grande che non si può immaginare di poterne fare a meno. In Lui troviamo la
pienezza della umanità e la piena rivelazione di Dio Padre. Crediamo che quello
che Dio ci ha fatto sia una dono che va al di là del peccato dell'uomo. Infatti
siamo certi che non sarebbe bastata la bontà di molti uomini a salvare il
mondo, occorreva propria la rivelazione e il dono del Figlio di Dio.
4.
In Gesù noi vediamo l'immagine dell'uomo vero e per
questo crediamo che Lui sia e debba essere il riferimento di tutta l'umanità.
Gesù
ha rivelato la necessità di fare della vita un dono, per questo tutti coloro
che credono nella vita come dono di sé sono vicini a Gesù e divengono parte
della sua vita.
Nell'esperienza
liturgica e nella preghiera personale sappiamo che la preghiera del Cristiano è
sempre una preghiera universale, volta a chiedere il bene per tutti gli uomini
senza escludere nessuno.
Dalla
preghiera nasce lo spirito di fratellanza universale che caratterizza la nostra
fede.
Vicariato di Pescia
Gesù Cristo, Verbo di Dio Incarnato per la nostra
Salvezza è entrato nella Storia dell'uomo offrendo tutto se stesso, come Dono
meraviglioso: la sua Vita. Passare attraverso lui, "Porta della
Fede", è la condizione necessaria per ottenere la Salvezza. Se Cristo è la
Porta, egli è anche il Verbo fatto uomo: Vangelo di vita per tutti coloro che
credono in lui. Aderendo al Vangelo si entra in una progressiva conoscenza del
Cristo, che porta al Credere in lui e a scoprire pian piano il Volto del Padre
che è Amore ( cfr. "gli disse Filippo:
«Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono
con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il
Padre." Gv 6,1-14).
Riconoscendo
che Gesù è la Porta della Fede, i Credenti e non solo loro, ma ogni essere
umano, possono avere atteggiamenti vari e diversi: stare davanti a
questa "porta"; sostare sulla soglia; varcarla ed entrare. Questi
diversi atteggiamenti attingono e rimandano, prima di tutto, alla volontà
salvifica del Redentore che è venuto per la Salvezza di tutti. Ma è la risposta
dell'uomo che varia e cambia liberamente le sue prospettive, in base anche a
quanto oggi più che mai l'uomo conosca il Gesù, la creatura conosca il suo
Creatore. Più Cristo viene "conosciuto" più aumenta il desiderio di
"varcare la Porta" è così accogliere e godere tutti i suoi Doni. Dio
lascia libera ogni creatura di accogliere o respingere il Dono della Salvezza.
Troppo spesso questo Dono, non viene accolto, o non viene recepito in pienezza,
forse proprio a causa del non riconoscere in Gesù il volto del Padre. Non è
ardito per noi, poter affermare che spesso il Gesù Storico, il Gesù della
Storia è l'immagine e la figura più popolare e conosciuta di quella del Cristo
della Fede. Spesso infarciti di tradizioni e narrazioni, anche Evangeliche,
soprattutto nelle Festività più importanti ( Natale e Pasqua ad esempio) i
fedeli possono conoscere Cristo, ma forse e senza il forse solo in maniera
approssimativa. E così, alla domanda che il Signore rivolge ai Dodici e di
conseguenza ad ogni uomo, "la gente chi dice che
io sia?", i più quando va bene rispondono: "un Profeta";
"un giusto che ha lottato per i suoi ideali predicando a tutti la Pace e
l'Amore incondizionato"; " un uomo giusto e buono quasi come Padre
Pio da Pietrelcina o forse qual cosina di più!".
Questo però non ci meravigli,
perché spesso, esclusa qualche eccezione, viene comunicato attraverso ogni
mezzo; soprattutto attraverso i Media, un Gesù "freddo", che non
riesce appieno a trasmettere il suo vero Messaggio e la sua vera identità,
tendendo a mettere più in risalto l'aspetto del grande Guaritore, del
Miracolistico, del Sensazionale piuttosto che il mistero dell'Incarnazione che
può suscitare e alimentare la Fede. Non ci sorprende tutto questo perché anche
i primi Discepoli, in un primo tempo seguirono Gesù per tutte queste cose
"eccezionali". Compresero e credettero solo più tardi, dopo la
Discesa dello Spirito Santo a Pentecoste chi fosse davvero il Figlio dell'Uomo.
Occorre anche oggi aprire, come discepoli del Maestro, il cuore all'azione dello
Spirito Santo (questo illustre sconosciuto!) se vogliamo non sostare innanzi ma varcare
la Porta della nostra Fede.
Gesù domanda ancora, a ciascuno
di noi: "e
voi chi dite che io sia?". Egli è il Mandato dal Padre,
l'Unto, il Messia, il Cristo che ci dona gratuitamente e senza posa la sua
Salvezza. Salvezza che produce i suoi effetti solo quando tutti noi saremo
capaci di aprire gli occhi del nostro cuore e lo riconosceremo come nostro Dio
e Redentore. Come "avvicinarsi" nel riconoscere Gesù come Salvatore?
Ascoltare e vivere la Parola, meditandola quotidianamente e
"serbandola" nel cuore cercando di scorgere il suo "seme"
nelle vicende della nostra vita, potrà essere le strada che conduce la creatura
a riconoscere il Creatore. La Preghiera deve accompagnare il cammino, per la
crescita nella Fede. È questo anche ciò che ha raccomandato il Santo Padre
Benedetto XVI e il nostro Vescovo Giovanni: tradurre, ad esempio,
quotidianamente nella nostra vita, quelle realtà di Fede che sono contenute nel
Simbolo Niceno-Costantinopolitano. Occorre, per noi riuscire a vivere la
Liturgia fino in fondo, scoprendo l'Amore di Dio che ci viene donato e
consegnato in essa per trasformarlo in esistenza di Fede gioiosa che porta alla
Testimonianza . "Nessuno ha mai visto Dio; se ci
amiamo gli uni gli altri, Dio dimora in noi e il suo amore è perfetto in noi. Da questo
conosciamo che dimoriamo in lui ed egli in noi, perché egli ci ha dato del suo Spirito. E noi stessi abbiamo visto e
testimoniato che il Padre ha mandato il Figlio per essere il Salvatore del
mondo. Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed
egli in Dio. E noi abbiamo conosciuto e creduto all'amore che Dio ha per
noi" (1 Gv 4,12-16).
Occorre allora aiutare i fedeli a
riscoprire, rimanere e rafforzarsi nella Fede personale per poter poi vivere la
Fede comunitaria. Fede in Dio Padre, Figlio e Spirito che può crescere, essere
vera, feconda solo se c'è l'Incontro reale con un Avvenimento, con una Persona
speciale che si è fatto carne. La Fede in Gesù Cristo è Dono da riscoprire fino
in fondo, proprio sull'esempio dei Discepoli di Emmaus. Nel Vangelo è riportato
l'episodio personale di crescita nella Fede di questi due Discepoli che passano
prima dal "sentito dire" e dal "raccontato" della Fede. Poi
dal dubbio e dalla disperazione. Per arrivare all'intimo Incontro con il
Maestro e al riconoscimento personale (Fede) di Lui nello spezzare il Pane. Un
incontro che, non solo rafforza la Fede, ma produce Testimonianza di Gioia.
Occorre per noi, ripartire sempre dalla Santa Eucaristia celebrata e vissuta
con più devozione e spiritualità, come luogo d'incontro privilegiato con il Dio
fatto uomo per la nostra Salvezza. Solo chi ha incontrato il Signore può
credere e annunciare davvero. Occorre ritornare ad Evangelizzare la nostra
Società con una Testimonianza entusiasta. Occorre una Gioiosa Evangelizzazione,
ripartendo forse proprio dalle origini, dal Kèrigma Apostolico dei primi tempi
della Chiesa: l'Incarnazione, la Passione e la Risurrezione di Gesù. Dice
l'Apostolo Pietro:
"
Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazareth - uomo accreditato
da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso
operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete -, dopo che, secondo il prestabilito
disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l'avete inchiodato
sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato,
sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo
tenesse in suo potere. ... Questo Gesù Dio l'ha risuscitato e noi tutti ne
siamo testimoni. ... Sappia
dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha
costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso" (Atti degli Apostoli 2,22-32-36).
All'annuncio del
Kèrigma ricevuto l'Apostolo Paolo aggiunge, alla fine, anche il racconto del
proprio personale incontro con Gesù, avvenuto sulla via di Damasco: "Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io
ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu
sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a
Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in
una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti.
Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti
apparve anche a me come a un aborto" (1 Corinzi, 15,
3-8).
Questo è anche il nostro "compito", la nostra Vocazione di
veri cristiani: alimentare la nostra Fede per portare la Buona Notizia a tutti.
Occorre aiutare i Battezzati ad entrare sempre più nella loro Identità e a
riflettere attentamente sulla "particolarità" ed "unicità"
della nostra vita. Occorre davvero che noi Battezzati, ogni giorno possiamo chiederci
e scoprire quanto Cristo faccia parte della nostra quotidianità, della nostra
vita; chi sia Cristo per noi; chi sia il Cristo. Stare con Cristo, vivere di
Lui, è vivere dell'Amore di Dio. E chi sta nell'Amore, in Cristo, non ha paura,
perché Dio abita in lui.
Vicariato
di Ponte Buggianese
Il Convegno in questo anno ci invita a tenere fisso
lo sguardo su Gesù che dà origine alla fede e la porta a compimento. E nelle
riunioni che le parrocchie di questo vicariato hanno fatto e insieme ne hanno
riferito il 7 febbraio u.s., si è fatto rilevare che i giovani hanno forte il
desiderio di:
-
approfondire la
conoscenza dell'aspetto umano di Gesù di Nazaret,
-
sapere perché ha
scelto di farsi uomo come ciascuno di noi
-
e, affermare che
Dio si è fatto uomo (sia pure perfetto) per loro, rimane un concetto astratto
che non riesce a comunicare qualcosa di significativo per la propria vita e i
problemi che la storia ci chiede di sentire come nostri.
La Costituzione del Concilio Vaticano II sulla Chiesa e il mondo contemporaneo ( nn.38, 45 ) ci insegna che... il Verbo ( cioè la prima Parola di Dio
e il suo pensiero) per mezzo del quale tutto è stato creato... Egli stesso si è
fatto carne in Gesù di Nazaret... entra nella storia e... Lui Uomo perfetto...
il Figlio, di cui il Padre va fiero, e che ci invita a saper ascoltar e
osservare per potersi render conto di come in Gesù Dio ha vissuto la
solidarietà che afferma e mostra di avere con gli uomini, che tutti sono
chiamati alla vita eterna. E legandola a sé che "come luce vera illumina
ogni uomo"(Gv 1,10), Gesù ... rivela pienamente l'uomo all'uomo... gli fa
conoscere la sua altissima vocazione. Per cui noi veniamo a sapere che Dio ha
stima di ciascuno di noi, ci ama e, mosso da un amore del tutto gratuito e
fedele ci ha creati a sua immagine e non si stanca di ricordarci che noi amiamo
ciò che è amabile, ma Dio ci vuol bene, perché noi diventiamo amabili.
Gesù, vero uomo, ci rivela chi siamo e ci fa prendere in considerazione
quello che ha insegnato, non ci allontana dal resto degli uomini, ci fa capire
che se non si fa esperienza concreta di chi ha bisogno, non si è uomini secondo
il progetto di Dio creatore. Chi segue Gesù di Nazaret cresce in umanità nel
senso che non diventa meglio o peggio, ma semplicemente si forma secondo il
progetto con il quale è stato creato. Gesù ha dettato i criteri secondo i quali
si potrà fare un bilancio sulla riuscita o meno della nostra vita... "ero
ammalato, assetato, in carcere... e tu mi hai visitato" ( Mt 25,31 ss).
Non c'è da conoscere, nel senso di avere delle informazioni, ma nel senso di un
sapere che fa arrivare alla vita e non è vero il nostro conoscere se non porta
a un cambiamento.
Se siamo fatti ad immagine di Dio, come si può
pensare che II Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non si prendano cura di
ciascuno di noi. È questa una verità che allarga il cuore, tanto più perché Dio
ha scelto di arrivare a questo grazie alla libera e responsabile collaborazione
di ognuno
di noi. Se il Dio
che adoriamo, del quale ci fidiamo e nelle cui mani mettiamo la nostra vita,
non fosse il Dio di tutti ( io potrei diventare ateo ) perché non sarebbe più
Amore e non si può dire che ama Dio, chi non si immerge nei problemi della
storia.
Gesù è un dono che Dio ha
fatto al mondo: la Chiesa è la parte del mondo che lo ha accolto. Gesù opera
nella Chiesa cha ha fondato per continuare lungo i secoli a creare relazioni
che non catturano, ma rimettono in libertà. Gesù propone e attua processi di
liberazione, riparte sempre da quello che c'è.
Al giovane ricco
preoccupato su che cosa sia necessario fare per avere la vita eterna, Gesù
dice: "va ... vendi quello che hai... poi ritorna e seguimi". Nella 1
Lettera ai Corinti (15,9) l'apostolo Paolo scrive: "non sono degno di
essere chiamato apostolo... ho perseguitato la Chiesa di Dio... Per grazia di
Dio però, sono quello che sono, la sua grazia che è in me non è stata
vana".
E al cap. 55 il profeta
Isaia afferma: "la Parola di Dio uscita dalla sua bocca, non ritornerà a
me senza effetto... senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata".
Varcare la soglia è dono e
mistero; non è un fatto individualistico, anche se è individuale e richiama la
responsabilità di credere in qualcosa che ci è stato affidato per cui sono
cristiano nella misura in cui ( con l'aiuto di Dio) mi impegno a condividere
quanto mi è stato donato. E ho fede se, nel mio pensare e agire, mi ispiro alla
pazienza di Dio che sa attendere.
La speranza si ha,
quando si vive e ci si impegna a rendere attuale l'esperienza di Dio che in
Gesù è ...luce., ed... è già presente nel mondo.
Si ritiene fondamentale un approfondimento circa il nostro
modo di esprimere il dono della fede a livello di culto, di inserimento nella
storia, consapevoli che siamo dei redenti e ci è reso possibile vivere quella
vita nuova che Gesù ci dona con la sua morte e risurrezione.
La consapevolezza di limiti e fragilità per il cristiano non
porta mai a svilire e sottovalutare se stessi. Se disprezzo ciò che sono, non
riconosco quello che Dio sta operando in me. Non condivido la sua presenza,
l'attesa, il modo di donarsi di Dio. Dio non interviene, perché io cambi, ma
agisce con più amore perché mi renda conto che sono suo figlio e che mi ama per
davvero. Sei luce... sei lievito... lo sei già.
Dio non provoca e
la prima coppia non è stata messa davanti alla tentazione, ma davanti alla
libertà. Il problema di Dio, non è il peccato ma l'amore.
Un'ultima annotazione( che non deve essere vista come
polemica!) si parla di percorsi che possano aiutare ( specialmente i giovani )
a vedere che "salvezza" è qualcosa che ha a che vedere con la nostra
vita oggi qui sulla terra.
Nel catechismo Venite con me, allepp. 66-67 (del
31.03.1991) si parla proprio di questo.
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